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Surimi: 5 buoni motivi per non acquistarlo e non mangiarlo

Surimi: 5 buoni motivi per non acquistarlo e non mangiarlo

La cucina giapponese è molto amata in Italia e, tra gli alimenti che hanno riscosso maggior successo negli ultimi anni, c’è il surimi, un prodotto a base di pesce che, secondo molte persone, sarebbe costituito da polpa di granchio.

Tuttavia, questa moda culinaria importata dal Giappone nasconde qualcosa di poco piacevole. La polpa di granchio non è realmente presente all’interno di questo alimento, dal momento che è formato dal 2% dei prodotti pescati in tutto il mondo, e il suo caratteristico gusto non è affatto naturale. Il sapore del surimi deriva infatti da una serie di aromi artificiali. Com’è possibile tutto ciò?

La regolamentazione europea riguardante la composizione di pesce nel surimi non esiste: vi è solamente la norma AFNOR ma è stata attuata e messa in pratica dai produttori stessi, in maniera autonoma e volontaria. L’AFNOR impone il 35% di surimi base o il 30% di carne di pesce nel prodotto finito. Le ricette variano così a seconda delle marche: la guerra tra i prezzi ha la tendenza a tirare la qualità dei prodotti al ribasso; la qualità e la percentuale di carne diminuisce con il prezzo.

Scopriamo le 5 buone ragioni per cui non bisognerebbe acquistare e mangiare il surimi:

1) La conformazione

Innanzitutto, è necessario sapere quali sono i componenti principali di questo piatto che è entrato nella zona surgelati dei nostri supermercati e sulle nostre tavole. Il surimi è un insieme di polpa di merluzzo e carboidrati, mescolati senza un senso logico preciso. Arrotolato e collocato nel caratteristico cilindro arancione, diventa molto simile alla chela di un granchio, con un sapore analogo a quello del salmone affumicato.