Blog specializzati, social network, quotidiani, riviste patinate, talk show: non esiste luogo dell’informazione in cui non si affronti il tema della sicurezza alimentare, di cui gli italiani sono sempre più consapevoli.
La lettura delle etichette dei cibi è il primo passo verso una scelta alimentare più sicura e consapevole, ma districarsi tra le migliaia di prodotti proposti dai grandi supermercati non è sempre semplice. Non basta, infatti, leggere le etichette, bisogna prima di tutto capirle.
Per essere a norma di legge, ogni etichetta deve riportare obbligatoriamente elementi come la denominazione di vendita, la provenienza, gli ingredienti, gli additivi, il quantitativo, la data di scadenza, la modalità di conservazione e il lotto di appartenenza, oltre a dettagli opzionali come la tabella nutrizionale.
La presenza di troppi ingredienti e sigle sono un chiaro campanello d’allarme: il prodotto potrebbe essere ricco di conservanti e sostanze dannose per la salute.
Per scegliere i prodotti in totale sicurezza, ecco 8 consigli utili nella lettura delle etichette. L’articolo continua >7) Denominazione di vendita
Sotto questa definizione si nasconde la descrizione vera e propria del prodotto, che non deve necessariamente corrispondere a un nome reale, ma deve essere univoca per evitare fraintendimenti. Nei prodotti da forno come i biscotti, ad esempio, la denominazione di vendita potrebbe essere “farina di frumento, olio di semi di girasole, zucchero, cioccolato fondente, ecc”.
Quando si legge un’etichetta, non bisogna fare confusione tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”. Nel primo caso, si tratta della data di scadenza del prodotto, un vincolo che obbliga a consumare il prodotto entro i termini indicati per evitare problemi di salute. Più soft, invece, il secondo caso, che fornisce indicazioni sulla qualità del prodotto, che potrebbe risultare compromessa nel tempo.
Quando ci si imbatte in sigle come E150 o simili, siamo di fronte ai cosiddetti additivi alimentari.
Queste sostanze possono essere aggiunte agli alimenti per diverse ragioni: facilitarne la lavorazione (adiuvanti), preservarne la freschezza (conservanti e antiossidanti), migliorarne le caratteristiche sensoriali (coloranti, addensanti).
Chi acquista un prodotto, deve poter accertarsi chiaramente della provenienza. Il nome del produttore, la sede dello stesso e dell’impianto di produzione o confezionamento sono informazioni obbligatorie, da riportare in maniera chiara e leggibile sull’etichetta.
Le etichette dei prodotti biologici si dividono in 3 categorie principali. Il 95% degli ingredienti è biologico se la dicitura è “prodotto da agricoltura biologica”, mentre la percentuale scende al 70% con“da agricoltura biologica”. Diverso è il caso della dicitura “Prodotto in conversione all’agricoltura biologica”, che viene utilizzato per le aziende in attesa di certificazione che rispettano da almeno 1 anno gli standard di produzione biologica.
L’ordine degli ingredienti riportati sull’etichetta segue il filo logico della quantità, in senso decrescente: dal più abbondante al meno presente. Con la dicitura “in proporzione variabile”, invece, non ci sono ingredienti prevalenti.
Dal momento che sulle etichette è obbligatorio riportare il volume netto del prodotto, il rapporto quantità-costo può essere dedotto direttamente dalla lettura del peso netto dell’alimento.
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